Che la morte non esista ormai è nella profonda conoscenza di molti. Forse non della maggioranza di noi.
Qualcosa di profondamente umano ci porta ancora a compiere il rito, certamente sentito, delle visite al Cimitero, e oggi 2 novembre più che mai, in ricordo delle persone amate milioni di fiori recisi presto marci e maleodoranti daranno più pace ai ricordi dolorosi di chi ancora non comprende che la separazione da loro non esiste davvero. Tuttavia, questo è nella normalità delle cose. Tutti soffriamo anche sapendo che la morte è solo un fatto che riguarda il corpo fisico.
Io non soffro oggi più degli altri giorni della mia vita perché mi manca terribilmente mia madre. “Lei” mi manca sempre. Non sono andata a vistare la sua lapide perché vivo lontana, ma oggi come ogni giorno della mia vita le offro i miei Pensieri di luce, tanti, quelli di ogni giorno da quando mi ha apparentemente lasciata. Ogni giorno un sorriso e un pensiero di luce, sempre connesso con la sua Anima. La mia sofferenza dopo oltre tre anni dalla sua morte fisica è diversa, con una pace che nasce dal saperla in Quarta Dimensione. Ho tanto cercato il mistero profondo della vita e della morte e ora sono davvero nella verità che mi conforta, nella verità che a volte si trova ancora nella mente, ma in un grande momento di trasformazione e di passaggio nel sentire profondo.
Molto è stato scritto sulla morte. Per questo oggi, che non posso andare al cimitero seguendo anch’io la ritualità di un gesto rispettosamente umano, faccio una cosa diversa. Ricordo a chi mi legge che la morte non esiste con alcune pietre miliari di tutto quello che è stato scritto sulla morte e che erroneamente è stato attribuito a Sant’Agostino. Riferimenti non solo consolanti, ma illuminanti per tutti, parole che sono luce per il buio della perdita fisica dei nostri cari, da leggere, ascoltare, comprendere. Farci andare oltre i cimiteri dove fortunatamente non si trovano più le persone che ameremo per l’eternità e che sono solo oltre il Velo, con noi e altrove. Essendo l’Anima multidimensionale come ha comunicato Kryon, ascoltate da soli i sussurri di chi non ha certo smesso d’amarvi, ma vi ama anche di più.
LD’A
La morte non è niente. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu
e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
Non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima,
C’è una continuità che non si spezza.
Cos’è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene; nulla è perduto.
Un breve istante e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
Henry Scott Holland , canonico anglicano della St Paul’s Cathedral Henry, Da un sermone che egli pronunciò in St Paul’s Cathedral a Londra il 15 maggio 1910, poco dopo la morte del re Edoardo VII.
Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto.Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!
Padre Giacomo Perico,
Fonte: “Resta con noi Signore!” San Paolo Edizioni, 2001
Padre Giacomo Perico (Ranica, 1911 – Milano, 2000), sacerdote gesuita, dal 1940 nella Compagnia di Gesù. Specializzato in problemi di bioetica e nelle tematiche della vita familiare e sociale, ha fondato nel 1946 il Centro Studi Sociali di San Fedele (Milano) che ha dato origine alla rivista Aggiornamenti Sociali, sulla quale ha scritto 248 articoli. Nel 1960 ha dato vita all’Istituto Giulio Salvadori per “bambini soli” accanto a quello femminile già esistente.
La morte non è “fine” ma “passaggio” ossia transito, perché il morire non è uno stato ma un “processo” ossia una “esperienza di confine”, un vissuto di soglia, un cambio di stato. Questo perché la morte considerata come fine, cioè come evento definitivo, porrebbe “l’osservatore in uno stato che non gli consente più di comunicarne la propria esperienza”.
La morte, come la nascita, è “un episodio”, un momento, un transito all’interno di processo più vasto, di un grande mistero, il mistero dell’anima, che esiste al di là della coscienza e della “serie dell’Io” e che si estende quindi anche al di la del tempo e dello spazio.
C.G.Jung