Signore mio Dio,
agogno i silenzi più del frastuono del mondo, eppure mi ritrovo a parlare ancora molto più di quanto dovrei. Non ho ancora imparato a tacere.
Perché vuoi che scriva di te in questo mio blog che stenta a nascere proprio perché scappo continuamente da quella me stessa che siede alla scrivania e scrive?
“Scrivere, scrive, Io sono scrivendo, scrittoio, scriba, scrittura, scr, scr, scr……. ESSE, Ci, ERRE si animano nella mia mente e come Alice nel suo meraviglioso e angosciante paese diventano grandi grandi e piccole piccole, come se avessero bevuto la stessa miracolosa bevanda di Alice. M’inseguono, vogliono avvolgermi e rassicurarmi ma io scappo da loro. Scappo da me. Scappo dalla vita di cui – sono certa- sento la non appartenenza. Sono totalmente fuori luogo in questo Pianeta e vivo svegliandomi ogni giorno con la speranza di tornare a casa. La tua. La nostra casa vera. Qui sono inadeguata e ho lasciato ogni mio talento incustodito, incolto e sofferente. La mia Anima ne è adorna, lo so, eppure il mio io semicosciente mi ha chiusa in prigione.
Sono anni ormai che scappo dalla scrittura, mia compagna da sempre, dai lunghi pomeriggi di quando ero ragazza e il pensiero che dopo il pranzo avevo da scrivere anche solo una lettera rendeva il mio cuore gonfio di gioia straripante come un pane che lievita.
E quanto lunghi erano quei pomeriggi! Infiniti e quasi senza tempo.
Perché ora il tempo sembra volare sul serio, anche quando passo in casa un intero pomeriggio e mi riprometto che scriverò?
Cosa m’impedisce di scrivere?
Oppure chi, mio Dio?