Molte delle parole chiave della trasformazione di noi stessi verso un cambiamento positivo reale sono state dimenticate oppure le udiamo sempre meno spesso perché si tratta di “parole in via d’estinzione”.
Ieri, una di queste parole continuava a ronzarmi nella mente: Clemenza. Vi suona? L’abbiamo dimenticata? La usate mai? La sentite più o almeno raramente nel linguaggio quotidiano? Ma soprattutto, la “esercitate” nella vita?
Clemenza: in primo luogo predisposizione al perdono; un significato bellissimo che tuttavia oggi non mi basta per esprimere un concetto che va oltre e che sembrerebbe separato da noi e appartenere solamente ad una ristretta cerchia di eletti. E’ una delle azioni più difficili da attuare insieme al perdono stesso.
Direi di aggiungere a clemenza un pizzico d’empatia e una sana voglia di “mettersi nei panni altrui“. Ecco, fondendo insieme almeno queste due parole e questa predisposizione-azione al nostro vivere quotidiano, raggiungiamo uno dei fondamenti stessi della Spiritualità: la mancanza di Giudizio.
Mi sto esercitando da tempo su quanto vi ho appena detto e sinceramente non è facile perché sono molto intransigente e ogni giorno atteggiamenti altrui davvero apparentemente indisponenti, maleducati, privi d’amore mi bombardano quasi a sfidarmi. Del resto sappiamo bene che le prove più difficili sono quelle che più ci fanno arrabbiare.
Proviamoci tutti, è divertentissimo in fondo: è un’azione in grado di trasformare la rabbia per le azioni altrui, o per le loro non azioni, in serena clemenza-empatia-e se fossi lui, lei…?
L’esercizio è tra i più difficili. Il risultato sorprendente. Certamente per noi stessi ancora più che per chi ci fa da specchio e poi…la parola nuova coniata oggi a me dà un grande senso di allegria!
LD’A.