Il suo nome è Covid 19

Non scrivo di nuovo da tantissimo e questa volta senza alcun rimorso.
In questo periodo di rinnovato silenzio ho fatto davvero qualche progresso, forse minuscolo ma concreto e di sconcertante serenità. Sconcertante per me e la conoscenza che ho di me: inquieta e tremula per la lotta incessante tra la mente e il cuore.
Prima che iniziasse l’obbligo alla quarantena sentivo già il bisogno assoluto di non ascoltare più alcuna voce. Perfino prima che Covid “approdasse” in Cina.
Avevo cancellato appuntamenti a cui tenevo ma che mi distoglievano dal sentire più profondo. E rifiutato inviti e conseguenti inutili parole da persone ancora nel sonno e nell’illusione.
Come schiumare il brodo quando inizia a bollire. Renderlo limpido e limpido e farlo poi sobbollire piano e per ore finché non sia il brodo più terso e buono che si possa assaporare. Confort food, non cibo spazzatura.
Essere costretti a rimanere in casa per un periodo così lungo. All’improvviso e inaspettatamente e per tutti la stessa condizione.
Mi ha fatto sentire al sicuro in modo non sperimentato da un tempo lunghissimo.
Non protetta dal Covid 19, ma protetta dal Mondo che non era più sostenibile. Sapere che tutti, indistintamente dobbiamo fermarci e non essere più gli stessi dopo questo evento non previsto.
Saremo schiumati davvero tutti come il brodo?

Sarò felice e non vedo l’ora di leggere i vostri commenti, le vostre sensazioni e tutto ciò che state SENTENDO sul Gruppo Facebook che ho creato proprio oggi, clicca se vuoi e scrivi su Divagazioni Apparenti

LD’A.

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